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antonia trevisan – synaptic space

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A cura di Roberta Semeraro

Dalle avanguardie in poi si è molto discusso della complessità della struttura visiva e delle interrelazioni tra l’immagine della realtà e la realtà stessa delle cose.

Antonia Trevisan, maestro d’arte e di tecnica d’arte, con l’installazione Synaptic Space invita lo spettatore ad entrare nello spazio dove ha origine la prima comunicazione o connessione ; quella tra l’essere e il proprio corpo. Una quarta e più profonda dimensione dove il tempo gioca un ruolo fondamentale. Questo paesaggio che riaffiora nella trasparenza della memoria in quattro momenti diversi, è la sottrazione dell’esperienza empirica alla realtà.

Che cosa rimane della realtà nella mente di un uomo che correndo attraversa dei luoghi? L’artista trova le sue risposte in questo spazio fisico e metafisico, che diventa luogo di riflessione dove è possibile ogni con-templazione e con-fronto, dove sono benvenuti scienziati, filosofi, poeti, letterati, artisti e l’umanità di ogni genere.

Perché l’unica vera grande conquista dell’uomo moderno è questa visione universale del mondo dove tutto interagisce con tutto e l’arte, come dimostra l’artista, può cogliere l’essenza delle cose.

Immagine di copertina: Antonia Trevisan, Paesaggio


Sorry, not sorry by Speak Cryptic

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A cura di Krisstel Martin
In collaborazione con Gallery Krisstel Martin

“Sorry, Not Sorry” consiste in10 nuovi dipinti e una collezione di opere su carta che esplorano il tema dell’identità del singolo e dell’impatto che questa esercita sull’ambiente che lo circonda. Attraverso differenti simbologie e iconografie, prese in prestito dal background culturale dell’artista e giustapposte a quelle ispirate dalla cultura popolare e alternativa, Speak Cryptic presenta una serie di ritratti che raffigurano la sua personale visione della propria identità, che potrebbe essere definita come sfaccettata o anche composta da più strati.

Considerando che la pubblicità contemporanea ci bombarda di immagini per farci aderire a uno stile di vita di cui non abbiamo veramente bisogno, quanto controllo abbiamo sulle nostra identità? Essendo un Malese di Singapore i cui antenati provengono dall’isola di Bawean, con questa serie di opere l’artista vuole farci riflettere sulla domanda: “Quanto di noi rappresenta veramente noi?”.
Esteticamente, la serie introduce anche un nuovo approccio di Speak Cryptic verso la pittura.
Partendo da uno stile controllato e calcolato (proprio dell’artista), per poi procedere verso l’abbandono del controllo e la libera espressione, la serie esplora il disvelarsi dell’identità.

Con una narrazione complessa e provocatoria, Sorry, Not Sorry presenta insieme alle dieci tele un murale su larga scala che l’artista dipingerà su uno spazio esterno dell’Officina delle Zattere, visibile dal cielo, di fronte al maestoso profilo degli edifici veneziani
La questione dell’identità assume un più ampio orizzonte di riferimento, città, stato, nazione e pianeta.

Informazioni sull’artista
Farizwan Fajari, in arte  Speak Cryptic, è un artista visivo che lavora e vive a Singapore. Nel 2013 ha partecipato alla Biennale di Singapore; ha anche esposto a Parigi, Londra, Pechino, New York. Le sue opere si occupano principalmente di questioni legate alla condizione umana.
Utilizzando iconografie personali e un cast di personaggi che ha sviluppato nel corso degli anni, Speak Cryptic  li introduce in diversi racconti ispirati alle sue osservazioni su temi di attualità e sull’ambiente che lo circonda.

 

Info
Vernissage: giovedì 10 settembre, ore 18.00
Orario di apertura: dal 11 settembre al 18 ottobre
Martedì – domenica, dalle 10.00 alle 18.00
Ingresso libero

unnamedspeak

gianni moretti – la bell’ra (studi per un monumento all’attenzione)

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Curatrice: Susanna Sara Mandice

Silenzioso e discreto, il monumento immaginato da Moretti desta le coscienze, invita all’attenzione. L’attenzione è tanto un processo cognitivo diretto a un oggetto preciso, quanto sinonimo di cura, premura.
L’esercizio di Moretti contiene entrambe le definizioni: invita alla concentrazione e si dedica a uno dei temi sociali più urgenti, lo arricchisce, lo consegna ad altri.
Senza urlare, pacatamente.
Partendo da un fatto di cronaca riguardante l’omicidio di una donna, l’artista progetta un monumento nel quale una falena sbatte le ali contro un vetro.
Simboleggiando le anime dei morti che non trovano pace, vola frenetica, incessantemente, in un moto apparentemente disarmonico e caotico. Un’icona luminosa che serenamente libera una calda potenza, cattura lo sguardo e ipnotizza. La mostra diventa un tempio laico nel quale sostare e pensare.

Immagine in copertina: Gianni Moretti, La Bell’ra (studi per un monumento all’attenzione)

antonia trevisan – synaptic space

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A cura di Roberta Semeraro

Dalle avanguardie in poi si è molto discusso della complessità della struttura visiva e delle interrelazioni tra l’immagine della realtà e la realtà stessa delle cose.

Antonia Trevisan, maestro d’arte e di tecnica d’arte, con l’installazione Synaptic Space invita lo spettatore ad entrare nello spazio dove ha origine la prima comunicazione o connessione ; quella tra l’essere e il proprio corpo. Una quarta e più profonda dimensione dove il tempo gioca un ruolo fondamentale. Questo paesaggio che riaffiora nella trasparenza della memoria in quattro momenti diversi, è la sottrazione dell’esperienza empirica alla realtà.

Che cosa rimane della realtà nella mente di un uomo che correndo attraversa dei luoghi? L’artista trova le sue risposte in questo spazio fisico e metafisico, che diventa luogo di riflessione dove è possibile ogni con-templazione e con-fronto, dove sono benvenuti scienziati, filosofi, poeti, letterati, artisti e l’umanità di ogni genere.

Perché l’unica vera grande conquista dell’uomo moderno è questa visione universale del mondo dove tutto interagisce con tutto e l’arte, come dimostra l’artista, può cogliere l’essenza delle cose.

Immagine di copertina: Antonia Trevisan, Paesaggio

arteam cup 2015. per vincere il tuo futuro

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Giuria: Luca Bochicchio , Antonio D’Amico, Matteo Galbiati, Anna Lisa Ghirardi e Livia Savorelli (Biografia della Giuria Arteam Cup).

Autori: Aqua Aura, Alessandra Baldoni, Maria Rebecca Ballestra, Elisa Bertaglia, Valentina, Biasetti, Paolo Bini, Fosca Boggi, Marco Bolognesi, Patrizia Bonardi, Giorgio Bormida, Stefano Cescon, Pierluca Cetera, Angelica Consoli, Fabrizio Corbo, Francesca della Toffola, Marco Demis, Nadia Galbiati, Cesare Galuzzo, Lidia Giusto, Federica Gonnelli, Gabriele Grones, Asako Hishiki, Lemeh24, Francesco Levi, Manuela Mancioppi, Vincenzo Marsiglia, Sabrina Milazzo, Rossella Pezzino de Geronimo, Gianluca Quaglia, Camilla Rossi, Elisa Rossi, Alessandro Saturno, Marcella Savino, Thomas Scalco, Matteo Suffriti, Giorgio Tentolini, Rolando Tessardi, The Gahan Project, Manuela Toselli e Luca Zarattini.

L’idea che sta alla base dell’ “Arteam Cup 2015. Per vincere il tuo futuro” è molto coraggiosa: come recita il titolo, il concorso di quest’anno vuole aiutare in maniera diretta gli artisti a creare il proprio futuro. Un richiamo, quasi, a quel self-made man che l’Associazione Arteam ha voluto trasformare in self-made artist. Il progetto si connota per un forte spirito di promozione e sostegno dei giovani artisti emergenti, curando tanto il loro sviluppo artistico quanto il loro rapporto con le gallerie che ospiteranno i loro lavori.
La valorizzazione dell’arte è anche evidente dai premi che potranno ottenere i quaranta artisti partecipanti. Nella categoria Under 30 i vincitori potranno esporre alla sede milanese di Banca Sistema e in quella Over 30 otterranno una mostra personale in una Galleria d’Arte o uno Spazio Pubblico, oltre che a un volume monografico che le documenterà. Altri dieci selezionati otterranno mostre personali o progetti curatoriali nell’anno 2016.
Il lavoro sarà raccolto in un catalogo, disponibile al finissage, con attenzione su tutti gli artisti selezionati per la competizione.

Il Vernissage di sabato 24 ottobre sarà arricchito dall’intervento performativo di Manuela Mancioppi con la sua “TEMPORARY RELATIONSHIPS second skin, VENEZIA 2015”. Il progetto prevede perfomance in collaborazione con Simonetta Fratini, Elisa Prati, Angela Rosi, Corinne Mazzoli e giovani del territorio, con il coinvolgimento degli abitanti di Venezia e i partecipanti all’inaugurazione di Arteam Cup 2015. Come afferma Serena Trinchero «L’artista ha invitato a indossare i suoi abiti relazionali, realizzati in tessuto stretch e di cotone color carne, che permettono un’inusuale rapporto con l’altro: una stretta convivenza che modifica la percezione spaziale. Le creazioni della Mancioppi, infatti, spingono a una coabitazione coatta due o più persone che vengono così costrette ad avvicinarsi, aprirsi all’ascolto e condividere un percorso. L’artista invita così all’incontro e alla possibilità di un avvicinamento all’altro da leggersi come una possibilità di creazione di nuove comunità».

Sarà al Finissage della mostra, domenica 22 novembre, che si potranno sapere i nomi dei due finalisti, annunciati dalla Giuria, e i premi speciali, assegnati dalle Gallerie e i Partner Tecnici.

Info:
ARTEAM CUP 2015
Opening: sabato 24 ottobre 2015 dalle ore 17 alle ore 19
Finissage: Premiazione Vincitori, Presentazione del catalogo: domenica 22 novembre 2015 dalle ore 16

http://www.arteam.eu/

friends (free ends)

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Curatore: R.C. Phillips

Artisti: Antonia Trevisan, Ivana Galli, Sonia Ros, Alberto Pomi, Roberto Pagnani, Mattia Battistini.

“Amici” sembra un semplice aggettivo ma in questa esposizione assume un significato diverso e maggiormente complesso, questi “amici” sono persone, artisti, le cui opere, in qualche modo, sono legate ad una frequentazione, ad un luogo preciso, ad una certa atmosfera prettamente veneziana, ad un alchimia difficilmente raggiungibile in altri luoghi, tali incontri hanno come dato comune di essere avvenuti, direttamente o in qualche altra tortuosa modalità, all’interno della struttura che ospiterà l’esposizione.

Officina delle Zattere è stata in questi anni uno spazio come altri pochi esistono a Venezia, ospitando nelle sue sale ogni tipo e ogni variante delle forme artistiche riferite a quel mondo detto genericamente “Arte contemporanea” dando dignità espositiva e la visibilità dovuta ad ogni opera dell’ingegno umano.
Da queste frequentazioni e ricercandone l’essenza è nato il concetto alla base della mostra, certamente è una visione molto parziale, certo didascalica, che viene ricercata ripercorrendo attraverso le memorie personali dello scrivente i vari momenti e gli incontri li avvenuti.

Opere ma anche persone, o meglio, persone autrici di opere, la combinazione è inscindibile, e l’esposizione cerca di mostrare il loro percorso esponendo al fianco dei lavori che erano in origine anche le loro evoluzioni avvenute in questi anni, da tutto ciò, appunto, il titolo “Friends(Amici)”; ma anche quel sottotitolo che suggerisce una libertà, una ricerca senza briglie, mani, mente, fantasia ed esperienza assieme e libere di esprimere ogni loro potenziale creativo ed anche spazi e luoghi messi a disposizione per fare in modo che tali opere abbiano visibilità e apprezzamento.

Per info:
Inaugurazione: 4 dicembre 2015, ore 17.30
Orari di apertura: dal 4 al 20 dicembre,
martedì-domenica, dalle 10.00 alle 18.00
Ingresso libero

gino baffo. gestualità del colore

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Curatrice: Gaia Conti
Artista: Gino Baffo

La Gestualità del colore , esposizione personale di Gino Baffo, presenta la nuova serie di lavori dell’artista veneziano. La mostra, a cura di Gaia Conti, è un excursus nella rinnovata dimensione pittorica che si caratterizza per l’uso di un materiale semplice e povero come il pallet, con una resa espressiva di raffinata tridimensionalità.

La Gestualità del colore concentra il suo focus sulla produzione realizzata da Gino Baffo negli ultimi due anni e pone l’accento su una delle caratteristiche chiave dell’artista: il gesto, che insieme all’improvvisazione e alla materia ne delineano i tratti caratteristici. Un’esplosione di sensazioni irrefrenabili guida il suo pennello, il suo movimento è pieno e ampio, è spessore. Sulle opere si riversa un’alchimia di colori: gli azzurri del cielo, il bianco della luce invernale, i gialli delle albe, i viola dei tramonti.

La peculiarità di questi lavori è data dall’utilizzo del pallet o bancale, una pedana di legno normalmente utilizzata per l’appoggio e trasporto di vari tipi di materiale destinati ad essere immagazzinati. Un oggetto che si può facilmente definire ordinario, parte integrante della catena della logistica. La “magia” di Gino è nel riuscire ad utilizzare questo semplice aggregato di legno, non solo come una tela bianca, ma come parte inscindibile dell’opera stessa, conferendogli una legittima dignità e decretandolo a tutti gli effetti come sua cifra stilistica.

Gino Baffo crea. Crea con tutto se stesso, riversa sulle opere quello che gli occhi dell’anima catturano di una delle città più belle del mondo, Venezia, città natale e città di tutte le sue giornate. Il suo rapporto con la pittura è totalizzante e viscerale. Lavora da più di vent’anni su astrazioni che si son fatte via via più materiche: sacchi di iuta, pallet di legno, cavi di acciaio arrugginiti, povere nei mezzi, ma ricche nei contenuti. Gino Baffo è le sue opere, e le sue opere sono Venezia, Gino Baffo è Venezia con tutte le sue sfumature e le sue emozioni.

 

Per info:
Inaugurazione: 4 dicembre 2015, ore 17.30
Orari di apertura: dal 4 al 20 dicembre,
martedì-domenica, dalle 10.00 alle 18.00
Ingresso libero

maria cristina coppa. faces

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Curatrice: Christina Magnanelli Weitensfelder

Artista: Maria Cristina Coppa

 

“Amo perdutamente l’immagine in cui mi riconosco…e sono consapevole di riscoprire che ogni scatto fotografico che mi cattura è quello che da sempre è rimasto in mia Attesa. È un attimo che mi conduce con sé verso territori che pur essendo inconsciamente già miei, mi fa ritrovare in un colore, in una forma o in una sequenza di note, ogni mio passo.”

M. C. Coppa

Così la fotografa Maria Cristina Coppa parla della sua mostra, “Faces” che inaugurerà il 4 dicembre. L’artista vuole ragionare sul suo punto di vista nei confronti della fotografia. L’intero progetto, a cura Christina Magnanelli Weitensfelder, utilizza la macchina fotografica come medium. L’intento di Coppa è, infatti, stabilire un punto d’incontro tra osservatore, artista e soggetti scelti.

 

Per info:
Inaugurazione: 4 dicembre 2015, ore 18.00
Orari di apertura: dal 4 al 20 dicembre,
martedì-domenica, dalle 10.00 alle 18.00
Ingresso libero


svetlana ostapovici. identification

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Artista: Svetlana Ostapovici

Curatore: Manuel Bortolotto

Visi che nella loro essenzialità vogliono ritrovare la propria individualità.
Le grandi sculture in mosaico di Svetlana sono il suo specchio e la sua storia, senza alcun riferimento fisiognomico alla sua persona ogni singola opera rappresenta un istante nella ricerca di se stessa.

«I sensi sono fortemente presenti nell’operare sia grazie al colore che alla materia (tessere di vetro) cui si unisce l’uso variegato e tattile delle superfici. E senza il sentire non c’è opera d’arte in quanto elemento primario del fare, dell’operare umano. Questa strada vuole, pretende di unirsi al pensiero, approdo che troviamo spesso nei suoi lavori con valenza intellettuale, come in “Contro il muro” o “Identificazione”. Ma l’elemento più originale, l’elemento di fusione che intende, aspira e riesce a superare le tanto frequenti dicotomie del nostro tempo è proprio l’immagine. L’albero, il volto che affiora da un forte colore rosso, o blu, l’acqua sia evocata nei riflessi che dipinta. Immagine di se stessa, immagini che generano spazio, immagini radicate nel tempo e nella memoria,immagini poi di quello che verrà nella speranza e nelle intenzioni. [...]
Spesso il nostro tempo si è troppo basato solo sui sensi, non riuscendo ad andare oltre questo stadio fortemente ancorato alla materia e alle cose. E per riuscire a liberarsi, tanto spesso ha usato l’intelletto in arte, raggiungendo astrazioni che poi nulla o poco avevano a che fare con l’arte stessa. E l’arte si è tanto dibattuta tra questi due binomi dimenticando la sua vera essenza umana, che tramite l’immagine dà calore, forza, forma, racconto e poesia al mondo astratto delle idee. E fa alzare, volare da terra il materialistico mondo dei sensi. È forse la sensibilità innata di Svetlana Ostapovici che le ha permesso questo salto? O il suo essere donna forse? O le tante diverse e sofferte vicende che poi trovano voce e respiro nella sua arte? Noi apprezziamo, impariamo e ricordiamo grazie al suo lavoro che siamo tanto, intrinsecamente e sostanzialmente fatti di quella materia, reale ed irreale al tempo stesso, che oggi chiamiamo immagini.»

Per info:
Inaugurazione: 9 dicembre 2015, ore 18.00
Orari di apertura: dal 9 al 20 dicembre,
martedì-domenica, dalle 10.00 alle 18.00
Ingresso libero

toolkit festival 2015

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Direttore: Martin Romeo

Artisti: Raul Alaejos & Rodrigo Calvo (ES), United Visual Artists (UK), Caitlind r.c. Brown & Wayne Garrett (CA), Janet Echelman & Aaron Koblin (US) Quiet Ensemble (IT), Everyware (KR), Varvara Guljajeva & Mar Canet (EE/ES), Robert Henke (DE), Bart Hess (NL), Peter William Holden (UK), Random International (UK), Johan Knattrup Jensen, Mads Damsbo e Dark Matters (DK), Lab212 (FR), Joanie Lemercier (FR), Hellicar & Lewis (UK), Daito Manabe & Motoi Ishibashi (JP), Kyle McDonald, Joanie Lemercier e Joel Gethin Lewis (US/FR/UK), Chris Milk (US), MIT Media Lab (US), Adrien Mondot & Claire Bardainne (FR), Carsten Nicolai (DE), Pablo Palacio & Muriel Romero (ES), Lisa Park (KR), Fred Penelle & Yannick Jacquet (CH/BE), Lorenz Potthast (DE), Matt Pyke (UK), Quayola (IT), Casey Reas (US), Pedro Reyes (MX), Martìn Romeo (IT), Daan Roosegaarde (DE), Lillian Schwartz (US), Berndnaut Smilde (NL), Yuri Suzuki (JP), Nervous System (US), TheGreenEyl (DE), Patrick Tresset (UK), UBIKteatro (IT), Umbrellium (UK), Hiroaki Umeda (JP), Nils Volker (DE).

Il Toolkit Festival come organizzatore di progetti distinti tra loro ma con l’impronta sempre presente della multimedialità, propone quest’anno il tema “Screen papers”, una visione documentaristica che è metafora della metodologia impiegata nel contemporaneo per rappresentare i propri progetti.
Una pratica che viene anticipata dalla documentazione come dispositivo di visualizzazione dell’opera stessa, con il vantaggio che permette di essere spiegata e mostrata mentre questa avviene. Il target dei video in rassegna hanno un taglio di “backstage”, il dietro le quinte, cantiere aperto dell’artista che si sintetizza visivamente con la similitudine al documento “portfolio” il quale descrive i passaggi della ricerca artistica.

Dopo il primo appuntamento a Trieste presso l’Immaginario Scientifico insieme al Gruppo 78. International Contemporary Art, i video-documentari contemporanei di oltre 42 artisti internazionali che operano nell’ambito delle nuove tecnologie vengono proiettati a Venezia. La selezione artistica è stata realizzata dal direttore artistico Martìn Romeo, ed è distribuita all’interno di quattro giornate all’Officina delle Zattere, dove arte, nuove tecnologie e scienza sono raccontate e spiegate dagli artisti stessi.

Il Toolkit Festival propone un’appuntamento innovativo, un viaggio nella sperimentazione visiva di avanguardia, dove i video-documentari sveleranno il processo di costruzione dell’opera contemporanea mostrando il percorso, la ricerca e l’idea intrapresa dall’artista per raggiungere la forma compiuta e finale dell’opera.

La sessione formazione viene affrontata con due workshops tenuti dai docenti Martìn Romeo e Luca Frogheri che propongono l’arte interattività con immagini digitali e tessuti intelligenti, i quali si modificano in risposta al comportamento del corpo umano regalando nuove esperienze.
Saranno presentati dei progetti degli studenti dell’Università Isia di Urbino che trattano la realtà aumentata all’interno del formato libro creando delle suggestive pop-up digitali.

Dominerà la ricerca cross-mediale, l’interazione, approcciandoci ad un mondo straordinario scandito dalle potenzialità tecnologiche, dalla finzione e dall’illusione.

Si ringraziano ARTtube, Eyeo Festival, Mana Contemporary, Romaeuropa, Shapeways, The Creators Project, The Office for Creative Research e University of Salford.

 

 

Info utili:

Festival 4 -8 dicembre 2015

Termine ultimo iscrizione ai workshop: 30 novembre 2015

giorgio faletti – da quando a ora

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A cura di Tiziana Leopizzi

“Da Quando a Ora” è il momento tanto atteso: musica pittura e letteratura, espressioni di un unico sentire, finalmente in un fitto dialogo grazie al lessico comune, che le permea e le sottende. È una vera conquista per Giorgio Faletti la pacifica e consapevole convivenza di queste sue diverse anime, tutte dotate di prorompenti personalità a tratti in conflitto tra di loro… Difficile e complicato soprattutto per il diretto interessato che combatte per non farsi squassare da queste “prepotenti” vite parallele che reclamano o meglio reclamavano la propria totale indipendenza l’una dall’altra.
E le opere in mostra studiate per questo spazio, le tele, le carte dove il ritmi della musica sono la cadenza della pittura dedicata in modo così sentito a John Cage, entrano nelle righe dell’ultimo libro nato tra una pennellata e una nota in una sinfonia interdisciplinare.

Da quando a ora
Inaugurazione 30.11.2012, ore 17.30

Emanuel Pimenta-johncage

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a cura di Emanuel Pimenta e Lucrezia De Domizio Durini

Il versatile artista Emanuel Pimenta, considerato concettualmente il figlio spirituale di Cage, ha collaborato per anni in linea diretta con John Cage. Possiede rari documenti storici: tra questi, l’unico magistrale lavoro fotografico del famoso loft di Cage, luogo creativo dove lo spazio rappresentava per il compositore materiale spirituale di suoni e rumori per comporre la sua ineffabile musica.
La musica di Pimenta e di Cage ha fatto anche da sfondo alle rappresentazioni del famoso coreografo Merce Cunningham, amico fraterno di entrambi i musicisti.
L’evento di Venezia, Silenzio, testimonia ancora una volta le magistrali traslazioni personali compositive video e musicali dell’artista Pimenta, che trasmettono al fruitore la sua singolare creatività personale e nel contempo ricordano l’irripetibile storia della musica mondiale.

John Cage 100 anni. Silenzio
Inaugurazione: 30.11.2012, ore 17.30

calizza, carotti, el gato chimney, pannacchiò, varuna- surreality show

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Direzione artistica Sofia Francesca Micciché
Curatela e testi critici Julie Kogler

Dopo un primo capitolo romano presso lo spazio Officina 468 di Roma nell’ autunno del 2012 il progetto Surreality Show sbarca in laguna per rinnovare il suo appuntamento con il pubblico.

Guarda il video di "Surreality show" sul nostro Canale YouTube

Guarda il video di “Surreality show” sul nostro Canale YouTube

Surreality Show si antepone ai sempre più diffusi reality show in stile “Big Brother” dove mediante la cronaca scandalistica vengono lanciate le esche al pubblico di voyeur.

Gli artisti di Surreality Show, invece, si prefiggono di generare un rapporto vis-a-vis con il pubblico, uno scambio di idee e di riverberi reciproci mediante cui l’osservatore non si degrada come soggetto passivo ma dove egli può trovare insolite interpretazioni del mondo in un’interazione dinamica con l’artista.

Tutti e cinque si dilungano in citazioni di epoche passate e presenti, attingendo alla storia dell’arte, alla letteratura ma anche all’odierna cultura popolare, che traducono in pittura, disegno e collage in un “pot pourri” immaginifico dal quale trapela una percezione della nostra società come concatenazione di eventi piuttosto surreali.

La vita contemporanea, cyber e mass-mediale, veloce ed esuberante, individualistica ma anche comunitaria, nell’opera del gruppo emerge nelle metafore visive di un immaginario sorprendente e sur-reale.
L’artista romano Elio Varuna, che conta numerose esperienze espositive in Europa, Asia e in America, esercita la sua arte poliedrica mediante tante forme espressive, trasponendo ludicamente la sua critica verso il sistema di valori della società odierna, che contrappone alle apoteosi di epoche passate.
Dalle equilibrate geometrie dipinte di Jonathan Pannacciò si cristallizzano elementi sacri e profani, ordinari e straordinari, tutti stilizzati e incastonati nei netti contorni disegnati che corrono lungo la linea tra l’astratto e il figurativo.

L’artista Cristiano Carotti può essere considerato un moderno espressionista, che cattura la veemenza e la velocità dei nostri tempi nelle pennellate energiche delle sue tele, incarnando uno spirito libero e vagante che prende spunto da ogni ambito della vita.Esordito sulla scena della street art milanese, oggi El Gato Chimney crea anche disegni e dipinti che si popolano di numeri, simboli e oggetti animati e sospesi in scenari onirici come fossero racconti folcloristici narrati da esseri dalla morfologia ibrida.
Alessandro Calizza s’ispira ai vivaci fermenti del nuovo figurativismo per la sua pittura surreale, in cui dei misteriosi alberi spogli e degli allucinati funghi monoculari devono confrontarsi con momenti inediti che si risolvono in allegorie dipinte.

Info: www.surrealityshow.it

Immagine di copertina: Elio Varuna, Ragione e Sonnolenza

simone ligabue – diritto d’arte

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A cura di Roberta Semeraro

L’indagine di Simone Ligabue analizza i rapporti tra arte, crimine e diritto assumendo lo scarto semantico quale vero e proprio mezzo conoscitivo. Il procedimento dello scrittore reggiano consiste nel richiamare enunciati della scienza giuridica e formulari in uso tra i soggetti che a vario titolo intervengono in un procedimento giudiziario, insinuando in quei repertori linguistici un sospetto polisemico ora palesato in configurazioni plastiche.

In un serrato confronto tra la verità cifrata dell’arte e l’esigenza di certezza del diritto, tra il demiurgo del motto di spirito e il giurista del rigor legis, Simone Ligabue riattiva la tradizione dell’umorismo nero e individua nell’idea di reato immaginario la sintesi della sua ricerca.

Nell’immagine di copertina: No smoking, libro in 50 esemplari a stampa numerati e firmati, Folini Arte Contemporanea ed., Chiasso, 2007

 

Guarda la performance di Simone Ligabue: “Omicidio?”

Guarda il video sul nostro Canale YouTube

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gianni moretti – la bell’ra (studi per un monumento all’attenzione)

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Curatrice: Susanna Sara Mandice

Silenzioso e discreto, il monumento immaginato da Moretti desta le coscienze, invita all’attenzione. L’attenzione è tanto un processo cognitivo diretto a un oggetto preciso, quanto sinonimo di cura, premura.
L’esercizio di Moretti contiene entrambe le definizioni: invita alla concentrazione e si dedica a uno dei temi sociali più urgenti, lo arricchisce, lo consegna ad altri.
Senza urlare, pacatamente.
Partendo da un fatto di cronaca riguardante l’omicidio di una donna, l’artista progetta un monumento nel quale una falena sbatte le ali contro un vetro.
Simboleggiando le anime dei morti che non trovano pace, vola frenetica, incessantemente, in un moto apparentemente disarmonico e caotico. Un’icona luminosa che serenamente libera una calda potenza, cattura lo sguardo e ipnotizza. La mostra diventa un tempio laico nel quale sostare e pensare.

Immagine in copertina: Gianni Moretti, La Bell’ra (studi per un monumento all’attenzione)


affabulazioni all’ossigeno!

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cover-ossigeno

Sabato 12 dicembre alle ore 18 e domenica 13 dicembre alle ore 16 l’Officina delle Zattere ospiterà una “Affabulazione”, una live action di Marco Fagotti per OSSIGENO, la piattaforma che ha fondato nel 2010 come spazio di pubblicazione dei suoi lavori musicali.

Sempre sabato, alle ore 19, un incontro aperto parlerà dei nuovi progetti di questa piattaforma, che ospita artisti impegnati in diverse discipline (musica, teatro, danza, cinematografia, arti performative.

Non mancate!

Info
Ingresso libero
https://www.facebook.com/events/1528142417509320/

archivio mostre

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Dal 2012 e fino ad oggi, il nostro gruppo di lavoro ha collaborato a 65 diverse mostre e ha affiancato gli organizzatori, a seconda delle loro esigenze e richieste:

- nella logistica, con il reperimento degli spazi idonei agli eventi, la gestione delle pratiche necessarie all’apertura delle mostre, gli accordi con l’assicurazione per la copertura di spazio e visitatori;

- nell’allestimento, curando fra l’altro la progettazione e realizzazione degli allestimenti e dei sistemi di illuminazione e la gestione dei trasporti acquei,

- nella promozione, con il media planning, ufficio stampa, web and social media marketing

- nella gestione giornaliera delle mostre (guardiania, pulizie, report sui visitatori)

- nel disallestimento

Potete visionare l’elenco completo delle mostre seguendo questo link.

 

Dal mondo all’Officina delle Zattere
Ecco una panoramica delle nazionalità degli artisti, curatori e gallerie con cui abbiamo collaborato:

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MUT*_call for artist

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L’Officina delle Zattere presenta MUT*, una call for artist progettata dall’Associazione culturale About, realizzata grazie al sostegno di Romana s.r.l. e Colorificio San Marco.

MUT* è aperta ad artisti under 35 che si occupano di graffiti e grafica, di  illustrazione e arte figurativa in generale, e mira alla creazione di un’opera collettiva ideata e progettata sui pannelli che ricoprono la facciata in ristrutturazione di Palazzo Pemma in campo San Giacomo dall’Orio a Venezia.
La facciata di Palazzo Pemma diventerà una superficie comunicativa in cui sarà possibile coinvolgere e comunicare con i residenti e i cittadini attraverso i diversi linguaggi che caratterizzano la contemporaneità.  Non un’altra pubblicità ma un’opera d’arte collettiva, la messa in comune di storie, visioni e proposte per il futuro.

In questo contesto gli artisti sono invitati a parlare della e alla città, delle MUTazioni della Venezia contemporanea, attraverso le sue superfici, le sue pieghe e piaghe, i suoi risvolti. Sarà richiesto di considerare lo spazio proposto come punto strategico di osservazione e comunicazione nel quale immaginare narrazioni inedite e inaspettate attraverso l’ibridazione di diversi linguaggi e sensibilità espressive.
I pannelli su cui verrà realizzato l’intervento rappresentano un margine temporaneo, uno spazio in transizione da una funzione universitaria a una ricettivo turistica, una sorta di linea di confine tra lo spazio pubblico del campo e lo spazio privato dell’albergo. Il margine verrà qui inteso non solo come confine ma come spazio aperto nel quale si praticano azioni, si vivono emozioni, si innalzano ostacoli e si suggeriscono ipotesi di cambiamento nella convinzione che un piccolo segno può generare grandi conseguenze.

La presentazione dei lavori (un’immagine o un bozzetto) è richiesta entro e non oltre il 16 ottobre 2016, termine ultimo per l’iscrizione. A seguire, si prevede la selezione di 8 opere da parte dei curatori del progetto e dal team di organizzatori e, a conclusione, la realizzazione dei murales dal 24 al 28 ottobre 2016. Il 28 ottobre, in occasione dell’evento live, avverrà la premiazione dell’opera ritenuta particolarmente meritevole.

Leggi il bando completo

 

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La nuova scultura monumentale di Lorenzo Quinn, artista tra i più apprezzati a livello internazionale, è un’installazione che emerge dall’acqua in Canal Grande nell’area di Rialto, tra la Ca’ D’Oro e Campo Santa Sofia.

L’interessante progetto artistico è patrocinato dal Comune di Venezia e promosso da Halcyon Gallery con il sostegno di Ca’ Sagredo Hotel.

L’opera monumentale – un’installazione tra gli 8 e i 9 metri di altezza che emerge dall’acqua – rappresenta due mani che sostengono simbolicamente il Palazzo Ca’ Sagredo; la scultura segna l’evoluzione artistica di Quinn e la sua sperimentazione.

Le mani, strumenti che possono tanto distruggere il mondo quanto salvarlo, trasmettono un istintivo sentimento di nobiltà e grandezza in grado anche di generare inquietudine, poiché il gesto generoso di sostenere l’edificio ne evidenzia la fragilità.

L’installazione sarà visibile al pubblico dal 13 maggio al 26 novembre; per tutto il periodo dell’esposizione di Support, all’interno dell’Hotel Ca’ Sagredo saranno in mostra alcune versioni di altre opere di Lorenzo Quinn.

shaped in mexico, coexisting through the feathered serpent

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Dopo le prime due edizioni del 2014 e 2015, la terza edizione della mostra “Shaped in Mexico”, intitolata “Coexisting through the feathered serpent” si terrà a Venezia dal 14 al 19 maggio 2017: il serpente piumato popolerà la galleria ABOUT nel cuore di Venezia e sarà il frutto della collaborazione fra 16 artisti che lavorano in Messico.

Alejandra Alarcon, Jacobo Alonso, Ernesto Alva, Omar Arcega, Christina Becerra, Raul Cerillo, Diana Coca, Pablo Cotama, Oweena Fogarty, Alejandro Fournier, Adrian Guerrero, Christi Haupt, Maria Garcia Ibañez, Luis Carrera Maul, David Gremard Romero e Ernesto Walker permetteranno al pubblico di avvicinarsi alla complessa identità artistica del Messico contemporaneo, svincolandosi dagli stereotipi legati ai fatti di cronaca e da una visione meramente folkloristica della sua ricca storia d’arte.

Il Messico infatti è, per questi artisti, fonte di molteplici suggestioni e ispirazioni, grazie alla ricchezza culturale delle tradizioni, alla complessità del suo ambiente naturale e geografico, alle contraddizioni della sua quotidianità. Le loro opere rinnovano i legami fra passato e presente e riflettono le tensioni esistenti fra le strutture sociali tradizionali e le trasformazioni odierne e fra l’Uomo e il pianeta che lo ospita, traducendole in linguaggi sospesi fra folklore, cultura pop e contemporaneità: un mondo intero di forze in continua tensione, come lo è quello messicano.

Attraverso un processo comunitario di collaborazione, co-creazione e co-esistenza, gli artisti selezionati intendono incidere con il loro operato nell’attuale crisi generata, più che da fattori economici e politici, dalla mancanza di coscienza e consapevolezza.

Questa loro modalità di intervento sarà messa in luce da un’installazione collettiva, formata da una serie di opere su carta che circonderà le pareti della galleria d’arte, in un turbinio di frammenti ondeggianti simili alla livrea del serpente piumato precolombiano: per ricordarci il potere di questa antica divinità, legata all’idea stessa di vita e soprattutto di connessione tra noi uomini e il pianeta in cui viviamo. Veri e propri ambasciatori di un “credere” capace di portarci verso l’elevazione spirituale, gli artisti selezionati sono pronti a rinnovare la saggezza del passato per renderla accessibile ai giorni nostri.

Il rapporto tra uomo, sacralità e ambiente sarà sottolineato anche durante l’evento “I popoli indigeni e la sostenibilità del pianeta. L’alleanza globale dei popoli della foresta”.

 

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